7/17/2011

Dragon Age 2 (recensione)

E' di nuovo l'era dei Draghi!
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Come accaduto con altri giochi, dobbiamo iniziare la nostra recensione sottolineando il fatto che anche questa incarnazione per PC di un titolo molto atteso, arriva nelle nostre fameliche mani con qualche giorno (giorno!?) di ritardo rispetto al mercato consolle…il che significa che ignoreremo quanto detto fino ad ora per gli articoli precedenti, trattando questo come un vero e proprio unicum. Premesso questo, cominciamo dalle cose ovvie : Dragon Age II è un tanto divertente quanto complesso gioco di ruolo, con una trama in continua evoluzione che muove i suoi passi in un mondo fantasy tinto di intrighi politici. Durante questa lunga avventura, ci troveremo ad affrontare giganteschi draghi, maghi malvagi, avidi mercanti e schiavisti, il tutto mentre (sulla carta) le nostre azioni influenzeranno il dipanarsi della storia. Il divertimento è assicurato, anche se questo titolo non soddisfa gli standard imposti da Dragon Age: Origins; diversi aspetti, quali la gestione dell'inventario e la progressione delle abilità, sono stati spogliati delle peculiarità che hanno reso il primo capitolo così interessante – il che ci ha lasciato piuttosto perplessi, essendo il gioco patrocinato da BioWare che, in termini di titoli di questo filone, non è certo l’ultima software house arrivata. Anche la storia ha subito una involuzione, non risultando – se non credibile, almeno coerente,sia con i fatti narrati nei primi episodi, sia con quelli raccontati in questo DA2. Con una pesante eredità alle spalle come quella generata da Origins, i difetti spiccano in modo forse più evidente, ma questo non vuol dire che ci troviamo di fronte ad un prodotto insufficente. Anzi, DA2 è un piccolo gioiello che – per quanto inferiore al suo illustrissimo predecessore, non mancherà di deliziare gli appassionati del genere. Vediamo perché.
Il fatto che Dragon Age II importi numerose modifiche rispetto all'originale è evidente fin dal principio. Inizialmente,si potrebbe provare un leggero smarrimento (leggi:delusione) nella creazione del proprio personaggio. Svanita la selezione della razza, si può ora scegliere unicamente il sesso e la classe del protagonista fra le tre disponibili (mago, ladro, guerriero); rimane la possibilità di attribuire un nome di proprio gusto all’alter ego,ma il cognome sarà uno e uno soltanto, ovvero Hawke. In ogni caso, pur storcendo il naso di fronte a questa depauperazione, anche i puristi del gioco di ruolo abbracceranno con gioa il cambiamento una volta che il gioco è in pieno svolgimento. Da segnalare il fatto che, durante le “cutscenes”, sono stati implementati dei dialoghi a risposta multipla per ovviare a quella sensazione di “vuoto” che coglieva il giocatore durante le sessioni di Origins.
Senza svelare troppo della trama (che peraltro non è esattamente il punto forte di questo gioco), il nostro campione è una sorta di profugo che – in contemporanea con gli eventi narrati in Origins, fugge dalle terre di Lothering per trovare scampo nella città di Kirkwall. In seguito a non meglio precisate (dis)avventure la nostra fama crescerà esponenzialmente, fino a farci diventare relativamente importanti nelle terre circostanti; tuttavia, nel nostro girovagare non vi è alcun senso generale di finalità, non c’e’ un Cattivo da affrontare , demandando il tutto ad una serie di missioni che paiono tutte delle “sottoquest” che non sfociano mai in una vera e propria Missione. Questo nuoce molto ai tratti epici ai quali i fans della saga di Dragon Age si sono legati e, nonostante i programmatori abbiano inserito delle missioni che approfondiscono il background del nostro party, in linea generale sembra mancare una vera e propria Storia che faccia da collante all’intera produzione.
Come detto, quindi, i tratti caratteristici più marcati del racconto non li troviamo nella storia vera e propria, ma più – in certa misura, nelle scelte adottate dal giocatore. Possiamo dividere Dragon Age II in tre macro-capitoli e, in ciascuno, si dovranno prendere delle decisioni che non necessariamente rientreranno nelle definizioni standard del bene e del male (anche a causa del clima, diciamo così, politico che permea l’intero gioco).
In ogni caso, è necessario scegliere come reagire agli eventi mostrati a video, utilizzando una “ruota di dialogo” (le immagini qui attorno esplicitano meglio il concetto) a risposte multiple, in genere tre o quattro. Tuttavia, spesso le nostre risposte non influiranno (o influiranno molto poco) sul gameplay, contando più sull’illusione della libertà di scelta che non su una effettiva libertà. Ci sono eventi, infatti, che si svolgeranno più o meno allo stesso modo, indipendentemente da come si risponde, ed è proprio in questi casi che un po’ di delusione farà capolino da dietro al monitor. Fa da contraltare a questa poco edificante situazione, il fatto che invece alcuni momenti (che definiremmo topici) prenderanno la propria piega proprio sulla base delle nostre scelte; incoraggiare un personaggio non giocante a seguire le vie della Magia, per esempio, si rivelerà essere un grosso affare per noi quando, molto più avanti nel gioco, ritroveremo quel medesimo personaggio dotato ora di grandi poteri e quindi pronto ad unirsi al nostro party. Segnaliamo anche che, seppur in misura minore, la scelta del sesso e della classe (che si effettua, come detto, a inizio partita) potrà incidere sullo svolgersi degli eventi e sull’approccio dei PNG nei nostri confronti.
Parlando del Team che ci accompagnerà durante le nostre missioni, dobbiamo sottolineare come i I personaggi che si uniranno a noi nella tenzone non saranno di impatto come quelli di visti nel gioco originale. Alistair e Morrigan, tra gli altri, vantavano una personalità vivace che rendeva più semplice l’immedesimazione. Il cast, per così chiamarlo, di questo sequel non fa la stessa impressione, almeno non completamente. Per esempio, parlando di Fenric (uno schiavo elfico fuggito dal suo violento padrone) ha un background quasi scontato, nella sua semplicità; di contro, abbiamo apprezzato lo sforzo profuso dai programmatori per sviluppare il suo lato “dolce”, specialmente in una determinata quest dove un demone lo (ci) sottoporrà a delle prove atte a far superare le proprie debolezze. Merrill ha dalla sua un gran fascino, ma perde totalmente il confronto con la sua controparte di Origins, Leliala. Lo stesso Varric, il nano che per primo incontreremo sul nostro monitor, per quanto capace di tessere interessanti archi narrativi sulle gesta degli eroi, non è una presenza di spicco come la sua controparte Oghren.
Tuttavia, ogni membro del party - per non parlare di altri giocatori principali e secondari del gioco - è squisitamente e sapientemente ricreato, soprattutto grazie a due fattori: l’ottimo doppiaggio (che peraltro è rimasto in lingua Inglese, ma coadiuvato da ben realizzati sottotitoli in Italiano) e le più che convincenti animazioni facciali che, pur non essendo ai livelli di Mass Effect 2, riescono comunque a trasmettere pace, tristezza o rabbia a seconda dell’occasione. Se si desidera esplorare ulteriormente i rapporti con i nostri compagni di avventura, è possibile offrire offrire loro dei regali, cosa che permetterà non solo di aprire dei sentieri “romantici” per i nostri beniamini, ma anche – eventualmente, di sbloccare quest e missioni che richiedono un determinato “allineamento morale” per essere attivati. Come nella maggior parte dei giochi di ruolo, si acquistano oggetti e attrezzature dai mercanti e si vende il bottino trafugato ai nemici uccisi.
Il personaggio principale gestisce le scorte proprie e degli altri in un unico inventario dal quale attingerà tutto il gruppo per implementare la propria armatura. Molti oggetti avranno una restrizione su Hawke, anche quando non appartengono alla classe del nostro eroe. Quindi se il nostro Hawke è un guerriero potrà trovare, ad esempio, cappelli da mago destinati solo a lui. L’inventario mostra da una a cinque stelle accanto ad ogni arma, armatura o accessorio. Si tratta di una approssimazione dell’utilità dell’oggetto, relativamente al livello e alla classe del personaggio.
Gli altri membri del nostro team avranno restrizioni proprie alla loro classe sia riguardo le armi sia riguardo le armature. Per citare il ladro Varric, questi avrà solo la balestra ma non potrà utilizzare frecce infuocate o raggelanti. Man mano che il personaggio avanza però potrà acquisire degli slot per migliorare la propria arma con delle rune, preziosissimi oggetti piuttosto difficili da reperire.
I maghi ovviamente avranno in dotazione bastoni magici che troveremo o compreremo dai già citati mercanti ma l’implementazione dell’armatura sembrerebbe essere appannaggio esclusivo del nostro eroe.
Anche l’albero dei talenti si sviluppa secondo le diverse classi. I maghi potranno sviluppare maggiormente la magia di guarigione, l’attacco attraverso la magia elementale o il controllo della mente. Il ladro potrà sviluppare la furtività o l’attacco a distanza con archi e balestre. Il guerriero avrà la possibilità di migliorare le tattiche con arma e scudo, con armi a due mani o con doppie armi e, naturalmente, raffinare le tecniche per provocare l’avversario o intimorirlo. Quanto alle competenze di erboristeria per creare pozioni e veleni o alla capacita di costruire trappole meccaniche ed esplosive ci sono variazioni rispetto a DA Origins. Non servirà sviluppare la capacità nel singolo personaggio ma sarà sufficiente acquisire la ricetta di creazione.
In questa incarnazione per PC, purtroppo, si viene a perdere un aspetto importante della serie che è legato a filo doppio ai giochi di ruolo targati BioWare: la telecamera tattica. Pur conservando un discreto (solo discreto) grado di controllo sulla visuale, non si è più in grado di vedere troppo lontano e, soprattutto, non si può visualizzare il campo di battaglia dall'alto. A questo, si aggiunga il fatto che l’inquadratura è sempre centrata sul personaggio principale, con dei zoom eccessivi che fanno perdere di vista il quadro generale (oltre alla visuale del nemico, della sua posizione e degli attacchi che sferra). L'inquadratura della telecamera non è l'unico aspetto che è “meno tattico” . Su console, il livello di difficoltà è più o meno lo stesso come del gioco originale; sulla nostra macchina da gioco favorita, invece, i nemici sembrano soffrire di una certa carenza di fosforo, attaccandoci troppo spesso come tanti mufloni senza un minimo di strategia. Nonostante questo, i combattimenti sono molto frenetici ed adrenalinici : il numero di avversari contemporaneamente su schermo è sempre molto alto e quando ci si trova ad affrontare un drago nervoso come uno che non fa sesso da anni, l’azione e la frenesia sono garantiti! A tal proposito, è bene specificare che la modalità di combattimento non è cambiata. Si preme il pulsante di attacco per colpire e si può selezionare la tipologia di attacco del personaggio decidendone anche l’obiettivo.
Come nel suo predecessore sarà possibile anche qui controllare qualunque membro del gruppo anche durante lo scontro e si potrà gestire il comportamento in battaglia dell’intero party grazie agli slot dedicati alle tattiche che si sbloccheranno man mano che il nostro personaggio sale di livello.A discapito del realismo è da notare l’assenza totale di danni da fuoco amico. Nel precedente DAO se un mago lanciava un incantesimo di magia elementale provocando una tempesta di fuoco, tutto il gruppo veniva investito e danneggiato. Qui invece i nostri eroi sono al sicuro da qualsiasi colpo inferto dai compagni.
A tutto quanto detto fino ad ora, si deve aggiungere un comparto video particolarmente altalenante, fatto di tante piccole perle e di tanti piccoli difetti. Se è vero che le animazioni sono quasi sempre fluide e credibili, è altrettanto vero che in troppe situazioni ci troviamo di fronte a texture quasi scandalose, tanto è bassa la loro risoluzione; non migliora di molto la situazione neanche l’applicare la voluminosa patch (oltre 1 GB!) che applica alcuni filtri di rendering ad alta risoluzione all’intero parco visivo; su una consolle, sia essa Microsoft o Sony, ci si può adeguare, su un computer, decisamente meno. Tuttavia, ci sono cose positive che meritano menzione: in primo luogo, il fiume di sangue digitale che sprizzerà dai nostri monitor, davvero in quantità industriale (cosa che non mancherà di deliziare i fan dei giochi più splatterosi o violenti). Alcuni panorami meritano d’essere osservati in religioso silenzio, così come abbiamo apprezzato l’alternarsi del giorno e della notte. Ancor di più abbiamo apprezzato il corposo impianto sonoro, fatto di un doppiaggio molto convincente, ottime musiche (sempre evocative) e una localizzazione in Italiano dei menù e dei sottotitoli pressoché priva di sbavature.

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