12/21/2010

Notte Buia, Niente Stelle

ATTENZIONE : IL POST CHE SEGUE CONTIENE DEGLI SPOILER!SE AVETE INTENZIONE DI LEGGERE IL LIBRO IN COPERTINA, NON PROSEGUITE LA LETTURA!

Buongiorno a tutti e ben ritrovati su queste pagine.

Questo fine settimana ho concluso la lettura de “Notte Buia, Niente Stelle”, ultima ma non ultima fatica letteraria di Stephen King, edita da Sperling e Kupfer. In questo libro, ci sono quattro racconti, uno lungo e tre relativamente più brevi. Il tomo in questione supera i 20 euro ma, ve lo dico subito, non vale assolutamente la spesa : anzi, in realtà, non vale neanche la carta dove è stampato. Siamo di fronte ad un vero e proprio elogio della banalità, con quattro storie talmente ovvie e scontate che anche scriverci sopra queste righe è un mezzo delitto. Certo, se “Notte Buia, Niente Stelle” costasse 2 euro anziché 20, forse un cristiano ci potrebbe fare un pensiero…

Il primo racconto, si intitola “1922” (che è poi, l’anno in cui è ambientato il “racconto”) ed è la storia di un mezzadro-contadino-bifolco del profondo sud degli USA il quale si ritrova con un bel problema : sua moglie vuole vendere metà dei terreni di famiglia e trasferirsi in città; il buon agricoltore, non trovando altri mezzi leciti per far tornare sui propri passi la consorte, la uccide e la getta in un fosso, con l’aiuto del figlio adolescente. La morte della signora Arlette incrina i rapporti fra padre e figlio (entrambi assassini,ndAleNet) : il giovane diventa un assassino e un ladro,mentre il paparino diventa scemo ed è convinto che Arlette lo perseguiti dalla tomba. Alla fine, molti anni dopo (e molte disgrazie economiche dopo) si ammazza da solo a morsi in una camera d’albergo. Fine. In una parola, una merda.

Secondo racconto, “Maxicamionista”. Una scrittrice di racconti di second’ordine viene invitata a partecipare ad una convention culturale in una cittadina del Maine. Dopo tale evento, sulla via del ritorno, buca una ruota. Un tizio gigantesco si ferma, la rapisce, la porta in un tugurio, la stupra, la picchia e lei sviene. Il gigante, che è un coglione, pensa che la tipa sia morta e la scarica in un bosco. Lei si rianima, riesce a tornare a casa, si fa una doccia, prende la pistola, torna al paesello dove è stata stuprata, cerca l’omone e l’ammazza. Per togliersi ogni dubbio, gli ammazza pure fratello e madre. Fine. Scritto bene, ma assolutamente inutile.

Terzo racconto, “La Giusta Estensione”. Un tizio malato terminale di cancro incontra il Diavolo travestito da mercante in un mercatino rionale di Derry. Il diavolo gli propone questo patto : quindici anni di vita extra, in cambio del nome di una persona che il malato odia. Ovviamente questi accetta e…indovinate un po’?Il cancro gli passa e al tizio che odia gli capitano un sacco di cose brutte. Fine. Banale oltre ogni limite.

Quarto e per fortuna ultimo racconto : “Un bel matrimonio”. Una coppia sta insieme da 27 anni, sono felici, c’hanno abbastanza soldi, due figli e una bella casa. Un giorno lui parte per lavoro e lei rimane sola a casa. Va via la luce, lei va in garage (in garage!) a prendere le batterie per una torcia; urta una scatola sotto il banchetto degli attrezzi, la prende, la apre, dentro ci trova i documenti di una serie di donne uccise da un serial killer. Il marito torna a casa, parlano, lui confessa il tutto, lei lo perdona. Qualche anno più tardi, lei ci ripensa e, dopo una cena a base di pesce e vino, lo spinge giù dalle scale : morto. Lei si sente in pace con la coscienza e finalmente sto libro del cazzo è finito.

Assolutamente SCONSIGLIATO.

Addio.

Ale

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