7/18/2006

Poesia al Cinema


Se un giorno dovessero chiedermi di mettere in valigia 10 film da portare con me per tutto il resto della mia vita, uno di questi sarebbe senza alcun dubbio "L'attimo fuggente" (Dead Poet Society,1989), interpretato magistralmente, fra gli altri, da Robin Williams e Robert Sean Leonard, e diretto da Peter Weir.
Non starò a tediarvi con la trama; la pellicola è un gioiello della cinematografia mondiale e, se non lo avete visto, il mio consiglio è di comprarlo/noleggiarlo nei negozi, con la promessa che non ne resterete delusi.

Nel film, si evince un semplicissimo concetto : non scriviamo e leggiamo poesie, perchè è carino. Noi scriviamo e leggiamo poesie, perchè siamo membri della razza umana, e la razza umana è piena di passione.

Citando Walt Withman : "O me, o Vita?Domande come queste mi perseguitano. Infiniti cortei di infedeli. Città gremite di stolti. Che v'e' di nuovo, in tutto questo, o me, o Vita? Risposta : che tu sei qui. Che la vita esiste. E l'identità. Che il potente spettacolo continua e che tu, puoi contribuire con un verso".

Sagge parole di uno dei più prolifici poeti che la storia ricordi. E la sua controparte femminile, Emily Dickinson, poetessa amara, dotata di una verve descrittiva con pochi eguali. La sua poesia che preferisco, è quella che vado a riportare. Si intitola "Hope", "Speranza".

La "speranza" è quella cosa piumata
Che si viene a posare nell'anima
Canta melodie senza parole -E non smette mai - proprio mai -
E dolcissima - nella Brezza - è udita

E violenta dev'essere la tempesta
Capace di intimorire il piccolo Uccello che ha dato calore a tanti
L'ho udita nella landa più gelida

E sui Mari più alieni
Eppure, mai, nemmeno allo stremo, ha chiesto una briciola, di me.

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