12/02/2011

Thomas Mantell, Un Caso Ancora Aperto

Buongiorno a quasi tutti,buon Venerdì e ben ritrovati su queste pagine.

Fra i casi più appassionanti degli albori dell’ufologia moderna, spicca sicuramente quello – piuttosto famoso e avallato da un numero impressionante di testimonianze, del Capitano Thomas Mantell.

Nell’ormai lontano 7 Gennaio del 1948, quindi circa sei mesi dopo il famoso incidente di Roswell,il centralino della base aerea di Godman Field venne letteralmente preso d’assalto. Da Madison a Elisabeth Town, passando per Fort Knox e Lexington, decine e decine di persone videro un enorme oggetto discoidale sorvolare i loro cieli; trenta minuti dopo l’ondata di telefonate, un oggetto identico stazionò nello spazio aereo della base stessa. Fu allora che venne dato l’ordine alla squadra del capitano Mantell – che era a bordo del suo P-51 Mustang, coadiuvato anche dal resto della sua squadra (ovvero altri tre velivoli della 165sima squadra area della guardia nazionale del Kentucky), di indagare,per scoprire cosa fosse il misterioso oggetto sopra la base : l’ordine fu dato dal Colonnello H. Fix in persona, a sottolineare l’importanza della cosa.

Il venticinquenne pilota ingaggiò l’oggetto sopra i cieli della base, inseguendolo per un lungo tratto. Mantell comunicò alla torre di controllo che l’oggetto aveva una luminescenza rossastra e si muoveva ad una velocità pari alla metà di quella dell’aereo; quando alfine riuscì ad avvicinarsi, il messaggio che rimbombò nelle cuffie del sergente Blackwell, seduto alla radio, fu agghiacciante : “E’enorme, sicuramente metallico, la sua stazza è gigantesca…è spaventoso!”. A questo punto, stando alle ricostruzioni dei testimoni dell’epoca, l’oggetto volante iniziò rapidamente a salire di quota; Mantell comunicò alla base che avrebbe continuato a seguire l’oggetto almeno fino ai 6000 metri, dopodichè avrebbe rinunciato all’ingaggio,anche perché due dei suoi tre aerei-spalla l’avevano abbandonato per carenza di carburante ed il terzo, comandato dal tenente Clemmons, lo abbandonò poco dopo,a causa della mancanza d’ossigeno in cabina. A quanto pare – ma di questo non v’e’ conferma, anche lo stesso Mantell era in riserva d’ossigeno ma, in accordo con la base, continuò a seguire l’UFO sempre più in alto nel cielo. L’ultimo messaggio radio che Thomas Mantell riuscì ad inviare, quando alfine affiancò di nuvo l’oggetto a quasi 7000 metri, fu “Mio Dio, c’e’ della gente,li dentro!”.

A questo punto, le trasmissioni radio cessano di colpo; il radar della base mostra un puntino in caduta libera, sulla linea di confine dello stato del Tennessee e del Kentucky. I vigili del fuoco accorsi sul luogo dell’incidente,recuperando la scatola nera, scoprono che l’orologio di bordo si ferma alle 3.18 pm. L’oggetto volante, di contro, rimarrà sui radar della base di Godman Field almeno fino alle 3.50 pm.

Molto si è detto e molto si è scritto su questo affascinante caso di avvistamento; gli scettici hanno indicato nella visione di Mantell il pianeta Venere, o un pallone meteorologico (cacchio,sti palloni stavano ovunque, a quell’epeca) e che le sue successive dichiarazioni prima dell’incidente erano dovute all’ipossia, ovvero alla mancanza d’ossigeno in cabina che gli avrebbe procurato allucinazioni. Evidentemente, però, questa mancanza d’ossigeno ha generato allucinazioni anche nel radar della base e nel personale addetto, che hanno continuato a vedere e registrare l’oggetto anche DOPO il crash di Mantell; non faccio commenti sul Pianeta Venere, che si sarebbe dovuto avvicinare alla Terra, piazzarsi nello spazio aereo della base, farsi inseguire e poi tornare in orbita dopo Mercurio. Ah, sti venusiani,non sono più quelli di una volta!

Al prossimo post.

Ale

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