Quanto segue, è un estratto del diario di Gabriele D'Annunzio, il quale nel 20 Luglio del 1915, scrisse un'opera al riguardo dei marinai della gloriosa nave "Amalfi".
..."Oltre questo grido, oggi non v'è se non il silenzio nell'azione. Non è più tempo di parole. La parola era santa quando valeva a propagare quella verità che oggi è il nostro sole spirituale, che oggi è la fede e la luce d'Italia. Mentre voi partite, mentre io vi saluto, il sangue della Patria sgorga, scorre, impregna il suolo liberato. Il sangue fugge e il sangue si rifà, sempre più rosso e più puro. E ciascuno di noi non vale se non per la ricchezza delle sue vene, se non per il vigore della sua volontà, se non per la costanza del suo coraggio.O marinai, voi non avete più la vostra nave. Come la "Palestro", ella giace nel fondo dell'Adriatico. Era bella e voi l'amavate. Ma, nell'abbandonarla al suo destino, voi sentiste che nulla era perduto; poiché tanto indomito ferro rimaneva in voi, nella vostra intrepidità, nella vostra resistenza più forte della sorte e della morte. Sempre il fermo cuore dell'uomo è l'arma che non vien meno e che non falla.Voi lo sapete, o marinai. Non avete più la vostra nave; ed ecco vi trasformate in cannonieri di terra. Portate con voi le vostre batterie laggiù, su la linea del fuoco. E l'anima della vostra nave sarà là dove si mostrerà il vostro coraggio. L'anima dell'"Amalfi" vibrerà nel rombo dei vostri cannoni, brillerà nel lampo di ogni colpo mandato a segno. O naufraghi meravigliosi, fu necessità abbandonare il bordo; e forse taluno di voi pensa con alta malinconia a quei compagni che restarono sepolti nella camera delle munizioni, a quei fratelli che la nave amata hanno per sepolcro. Ma per nulla al mondo voi abbandonerete l'affusto. Basta guardarvi, per esserne certi. L'affusto di questi nuovi cannoni aderisce al vostro valore meglio che le vostre ossa alla vostra carne.Per ciò noi vi salutiamo due volte eroi."
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