2/25/2010

Paolo Martinuz

Da Terninrete, intervista di UfoPlanet a Paolo Martinuz sul crash del '47 :

Domanda: Da quanto tempo ti occupi del caso di Roswell? Perché ti stai dedicando con tanto impegno alla vicenda?

Risposta: All'inizio degli anni '90 lessi il primo libro tematico, "The Roswell Incident" scritto da Berlitz e Moore, uno dei pochi saggi sull'argomento tradotto in lingua italiana. -Per la cronaca, Berlitz non fece nessuna indagine, non intervistò nessun testimone. Fu Moore con l'aiuto di Stanton Friedman a fare tutto. Sembra chiaro che si trattò di un'operazione commerciale, visto che Berlitz era uno scrittore di successo, ma lui con Roswell centrava come i cavoli a merenda-. Ovviamente, l'ipotesi del crash di un oggetto di provenienza extraterrestre ha il suo fascino e l'interesse per la faccenda era evidente. Riguardo alla tua seconda domanda, il mio impegno per la questione è legato oltre al tema indubbiamente suggestivo, anche al fatto che nessun ricercatore nostrano ha scritto un saggio su questo caso. In aggiunta, molti libri tematici non sono stati tradotti in lingua italiana e ci sono parecchie cose che vengono considerate come accertate dall'opinione pubblica, ma che in realtà non lo sono. Ho ritenuto necessario impegnarmi nel
produrre un lavoro che facesse il punto della situazione, azzerando il gap di informazioni che neanche internet può colmare. Mi dispiace scriverlo, ma ritengo che alcuni testi tematici sul crash di Roswell non siano validi. Chi compra un libro ha il diritto di ottenere informazioni "reali". Con il termine "reali" intendo che i dati riportati siano proposti al lettore in maniera corretta, possibilmente riportando le trascrizioni integrali delle interviste ai protagonisti, anche se questo
influisce sulla scorrevolezza del saggio. Ma il vantaggio è che il lettore ha la possibilià di valutare i contenuti testimoniali originali. Il lettore paga e l'informazione che viene fornita deve essere tecnicamente ineccepibile.

D: Che opinione ti sei fatto sull'incidente avvenuto nel Luglio del '47?

R: Si tratta di una faccenda molto più intricata di quello che molti lasciano intendere. Il problema è che la prima indagine
indipendente è partita per caso nel 1978, 31 anni dopo i fatti, quando Stanton Friedman intervistò telefonicamente l'allora Maggiore Jesse Marcel. Purtroppo alcune persone chiave (o presunte tali) era già decedute da tempo, come l'ex Comandante della base William Blanchard, il suo vice Payne Jennings, lo Sceriffo di Contea George Wilcox, il pompiere Dan Dwyer, l'allora Vice Governatore del New Mexico, Joseph Montoya e molti, molti altri. Immaginiamo per un momento che tutti questi individui fossero stati contattati ed intervistati...
Ci sono da considerare molte variabili. Prendiamo ad esempio le interviste ripetute. Diversi testimoni sono stati sentiti un numero esorbitante di volte (anche dal sottoscritto). Molti dei loro racconti sono variati nel tempo,
spesso arricchiti da dichiarazioni non rilasciate precedentemente. Ma questo è fisiologico, come ci insegna la psicologia della testimonianza. Il problema è capire se le aggiunte fanno parte di una ricostruzione mnemonica basata su un ricordo vissuto o sono frutto di condizionamenti dovuti ai mezzi di comunicazione. I testimoni hanno anche inconsapevolmente riferito informazioni apprese guardando magari un programma televisivo o un articolo di giornale,facendole proprie e "collegandole" con la propria esperienza personale di allora?
C'è anche gente che ha deliberatamente mentito, sebbene ritengo che siano molto pochi. Ma tra verità e menzogna esistono
anche molte altre variabili, come i falsi ricordi, le omissioni etc.. Nel testo che stò scrivendo prendo in esame anche queste cose.

D: Cosa ne pensi delle recenti dichiarazioni della vedova del Generale Harry N. Cordes?
Le ritieni attendibili in base alle informazioni in tuo possesso?


R: Non lo so, ma quello che mi ha particolarmente impressionato è una frase di Rogene Cordes: "Se te lo dico dovrò ucciderti".
Questo le avrebbe detto suo marito dopo le continue pressioni di Rogene nel tentavo di conoscere la verità su che cosa realmente precipitò nel deserto. Sembra strano che una vedova si inventi simili frasi. Ovviamente qualcuno penserà che la donna possa aver mentito, tirerà in ballo i falsi ricordi o penserà che soffra di demenza.

D: Credi che furono davvero recuperati corpi alieni?

R: La mia indagine non è ancora conclusa, scriverò ovviamente tutto quello che penso nel libro. Comunque ho imparato in questi anni che le opinioni personali lasciano il tempo che trovano. Non mi va di vendere fumo con frasi ad effetto.

D: Cosa ne pensi dell'ormai scomparso Colonnello Philip Corso?

R: Ritengo che le persone adatte per esprimere opinioni personali su Corso siano quelle che l'hanno conosciuto. Mi riferisco
in primis a Paola Harris, Maurizio Baiata e Roberto Pinotti. Il Colonnello non viene menzionato nel mio libro come neanche quel furbacchione di Santilli. Il motivo è semplice: il lavoro che stò svolgendo è imperniato sulla ricostruzione degli eventi verificatosi a Roswell, New Mexico, nel 1947 e sul presunto collegamento con la base di Wright Patterson, oltre che sui documenti dell'epoca, molti dei quali declassificati. Permetti di tenermi per me (almeno per ora) quello che penso su di lui.

D: Supponiamo per un momento che l'oggetto che si schiantò nella proprietà custodita da Mac Brazel fu davvero una navicella
aliena, credi che una qualche retro-ingegneria abbia agevolato lo sviluppo tecnologico degli ultimi 60 anni?


R: Quindi parliamo in termini ipotetici: allora, quello che è sotto gli occhi di tutti è un progresso vertiginoso negli ultimi 30 anni in alcuni settori tecnologici, veramente stupefacente. Basti pensare ai microprocessori.
Penso a quanto avrebbe detto verso la metà degli anni '50 un Premio Nobel per la chimica: "non arriveremo mai sulla Luna".
Poi sembra che nel 1969 successe qualcosa, anche se alcuni cospirazionisti non ci credono.
Mi ricordo che quando vidi per la prima volta lo Stealth mi chiesi se c'era sotto della retroingegneria. Ma forse venni condizionato dalla splendida sagoma. Ovviamente lo Stealth è già superato perchè i prototipi attuali non gli abbiamo ancora visti.

D: Che idea ti sei fatto del caso Santilli?

R: Non mi occupo di lui. Mi dispiace sinceramente per quella categoria di seri ricercatori che hanno investito così tanto tempo e denaro nello studio di questo file. Non se lo meritavano.

D: Quali sono a tuo avviso, gli indizi più significativi che potrebbero avvalorare l'UFO-crash?

R: Intendi come Ufo-crash lo schianto di un oggetto di natura esogena con esseri viventi a bordo? Appunto, parliamo di indizi, non di prove. Il problema è che le testimonianze quando parliamo di questi argomenti non bastano. Ma la testimonianza è sempre e comunque da tenere in considerazione. Dietro un testimone c'è un essere umano, il quale vede un evento con i suoi occhi ed ha i suoi processi mentali, non i miei, non i tuoi. La sua testimonianza è unica e lo rimarrà. Quando noi siamo testimoni di un evento lo elaboreremo e lo ricorderemo in maniera personale. Ma come si sa, detto evento non sarà mai l'esatta riproduzione del fatto oggettivo. Di testimonianze che parlano di corpi trovati nel deserto ce ne sono, sebbene una parte di esse sono indirette, di seconda mano. E c'è ovviamente da considerare il grado di attendibilità di ogni singola dichiarazione. Il problema di alcuni pro-ufo è che riportano le testimonianze come se si trattasse di ricordi accertati, reali. Poi c'è naturalmente il Memo Ramey. Diversi team e singoli ricercatori hanno provato a decifrare il contenuto e "naturalmente" i loro risultati non sono univoci. Altri hanno parlato del famoso "memory foil", il materiale che accartocciato riprendeva la sua forma originale. C'è da dubitare che nel 1947 un simile materiale esistesse.

D: Quali testimonianze e prove mancano, a tuo avviso, per giungere a completare definitivamente il puzzle di Roswell?

R: Almeno qualche documento. Riguardo al possibile oggetto e ai suoi occupanti, la Professoressa Margherita Hack scrisse una
volta:"Ma possibile che in tanti anni di scorribande e atterraggi non ci abbiano lasciato nemmeno un "osso" da analizzare?"
Però c'è da aggiungere che se l'osso l'avessero scoperto i militari, loro sicuramente non ce lo mostrerebbero.
Nel libro mi occupo anche dei documenti declassificati risalenti al 1947, i quali dimostrerebbero che non ci fu nessun crash di un'astronave aliena. Mi riferisco al Memo Twining,al Memo McCoy ed altri. Secondo gli scettici, la mancanza di riferimenti nei documenti declassificati ottenuti attraverso il FOIA sul caso Roswell, dimostrerebbe in
maniera inconfutabile l'impossibilità dello schianto di un oggetto alieno a nord di Roswell. Tuttavia la mancanza di riscontri vista da una diversa prospettiva non esclude a priori l'ipotesi esogena.

D: Quale potrebbe essere stata la causa del presunto UFO crash? Un fulmine, un'avaria, interferenza radar oppure...?

R: Sinceramente questo particolare non mi ha mai interessato. Anche perchè ho tanti altri filoni da seguire e la possibile causa del crash non la ritengo di primaria importanza.


D: Visto che hai approfondito più che egregiamente la vicenda in tutte le sue sfaccettature, saresti in grado di citare quali e quante "versioni ufficiali" siano state proposte negli anni dall'Establishment?

R: Sono solo quelle conosciute al grande pubblico:

1. il comunicato di Walter Haut dell'8 luglio 1947, nel quale la RAAF (Roswell Army Air Force) comunica il ritrovamento di un disco volante

2. alcune ore dopo il Generale Ramey da Fort Worth comunica alla stampa che il disco volante era in realtà un pallone sonda

3. nel 1995 l'Aeronautica pubblica il rapporto dal titolo The Roswell Report: Fact vs. Fiction in the New Mexico Desert, dove il pallone sonda diventa quello del Progetto Mogul. Il Progetto Mogul è stato declassificato nel lontano 1972.

4. nel 1997 l'Air Force chiude il caso con The Roswell Report Case closed.

D: Sei a conoscenza di avvistamenti in cui l'oggetto volante rilevato sia assolutamente paragonabile, per forma e dimensione,
a quello che i testimoni del caso Roswell descrivono?


R: Bella domanda ma sinceramente non so risponderti. Il problema è che alcuni pseudo-testimoni, come per esempio Frank Kaufmann, hanno mentito. Un archeologo avrebbe detto che la forma era quella di un aereo senza ali con lo scafo molto spesso. Ragsdale, altro testimone con indice di attendibilità basso, (almeno una volta mentì), disse che l'oggetto assomigliava ad un aereo con ali strette, sottili. Frankie Rowe, la figlia del pompiere Dan Dwyer, disse che il padre le
raccontò di aver visto i rottami di un velivolo senza però poter distinguerne la forma.
Carey e Schmitt raccolsero alcuni anni fa altri resoconti: il Caporale Raymond Van Why del 390° di stanza a Roswell era della Polizia Militare. Egli disse alla moglie che il velivolo aveva la forma di un disco circolare. Ed Sain era nel 1947 un soldato semplice e apparteneva anch'egli al 390°. Il figlio disse ai due ricercatori che il padre gli raccontò che
l'oggetto era la cosa più strana che vide nella sua vita.

D: Sappiamo che da tempo stai lavorando al tuo libro che dovrebbe essere terminato per la fine dell'anno. Puoi darci qualche
anticipazione sul contenuto e magari, qualche informazione inedita? Hai già pensato al titolo?


R: Mi auguro che il libro sia disponibile per una data ben precisa, forse hai già capito quale. Riguardo al contenuto, posso dirti che stò analizzando nei dettagli diversi aspetti della storia, partendo da quando Mack Brazel scoperse i rottami, con chi parlò prima di recarsi a Roswell dallo Sceriffo Wilcox, che cosa succedeva alla base, se Walter Haut subì delle sanzioni disciplinari dopo aver rilasciato il comunicato stampa, come interpretare la seconda dichiarazione giurata dello stesso Haut, il quale dopo decenni di silenzio avrebbe detto ad alcuni di aver visto anche lui dei corpi alla base, dove sarebbero stati posizionati i check points dei militari, quanto valgono i racconti su presunti corpi ritrovati nella zona del crash, se è ragionevole pensare che si fosse trattato di un esperimento con cavie umane e molto altro.
Si tratta di una ricerca indipendente, totalmente indipendente. Quando Paola Harris mi diede l'opportunità di parlare come relatore al convegno "Roswell 60 anni dopo" svoltosi a Roma il 1 aprile 2007, avevo la convinzione che a nord della contea si fosse schiantata un'astronave aliena. Poi compresi di aver sbagliato approccio. Non potevo avere una posizione di parte, perchè se hai una posizione di parte l'indagine ne risente e diventa faziosa. Solo liberandosi da preconcetti e stereotipi si può ancora scoprire qualcosa di importante. Ti ricordi al tempo della Guerra Fredda? Esisteva la Nato e il Patto di Varsavia. Ma c'erano anche i paesi non allineati. Io sono un non allineato perchè l'accertamento dei fatti conta di più di quello che uno crede o spera. Quando qualcuno scrive un saggio del genere, prima di tutto deve svolgere un'indagine con un approccio storico-giornalistico, in piena libertà, senza chiedersi prima del tempo cosa potrebbe essere successo. Solo l'indagine ti può aiutare a capirlo. Riguardo alle novità, esse sono inserite in un contesto, il quale deve essere letto attentamente per essere compreso.
Sarebbe sprecato raccontarti qualcosa senza avere lo spazio per esporre nei dettagli il perchè e non aiutarebbe alla comprensione di un bel niente. Tuttavia posso dirti che fino a questo momento sono riuscito a raccogliere circa 15 testimonianze inedite di persone mai menzionate in precedenti libri. Riguardo al titolo, è meglio che non te lo dica per evitare che qualcuno me lo rubi...

Ti ringrazio per l'opportunità concessami.

Paolo Martinuz

Nessun commento:

Posta un commento