4/11/2007

UFO & Stanley

Che sfacelo.Il tennistico risultato di ieri all'Old Trafford di Manchester, che ha visto la Roma piegata per 7 a 1, ha lasciato un segno non da poco fra i cupi abitanti del mio cubo borg, i quali oggi parlano di tutto, tranne che di calcio. Un vero incubo per i tifosi, che non si sono fatti mancare nulla, fra scontri con la polizia e furti : subumani.

Ho passato la serata di ieri fra la telecronaca della partita, LOST, DragonLance e Doom, cercando invano di attivare la modalità cooperativa : un vero bordello dal quale sono uscito, per ora, sconfitto,ma sono certo che prima o poi ne verrò a capo.

Allora, mes amis, come va?Anche oggi la capitale è baciata dal sole e c'e' un clima così bello e invitante che, inevitabilmente, porta la soglia di sopportazione lavorativa prossima allo zero. Vabbeh,come dico sempre, transeat. Cominciamo il post di oggi con un bell'articolo preso da "Il Giornale", del 30/03/07, scritto da Luigi Mascheroni.

"Stanley Kubrick credeva agli extraterrestri, ed è anche per questo che ha potuto creare un’opera d’arte come 2001: Odissea nello spazio. Avesse dubitato, avremmo avuto un normale film di fantascienza. Bizzarro. Autori rigorosamente «scientifici» hanno partorito fumettoni con omini verdi e raggi laser; l’«irrazionale» regista statunitense - superbo, ma non al punto da reputare l’Uomo il solo essere intelligente dell’universo - ha realizzato un capolavoro filosofico.Nel ’65, quando prende avvio la pre-produzione del film, Kubrick sa che i viaggi interstellari e la vita fuori dal nostro pianeta sono questioni cruciali per l’epoca, ma intuisce che la percezione del pubblico su questi temi è di tutt’altro tipo, e la fantascienza che entra nei cinema è quella dei B-movies a base di marziani e Flash Gordon... Senza un «credito» accademico, anche il suo film non sarebbe stato preso sul serio. è per questo che pensa a un prologo di una ventina di minuti con una serie di interviste a famosi fisici, biologi, astronomi e matematici (ma anche filosofi) sul futuro dei viaggi spaziali, sul nostro posto nell’universo e sulle nuove frontiere dell’informatica. Contatta gli scienziati, prepara le domande e poi manda in giro per il mondo il suo collaboratore Roger Caras a filmare i colloqui. Lui stesso avrebbe pensato al montaggio.Avrebbe. Perché all’inizio del ’68, quando l’opera è quasi conclusa, Kubrick abbandona l’idea del prologo - il film è già troppo lungo e la situazione è molto cambiata - e tutto finisce nel dimenticatoio. Fino a qualche anno fa, quando Anthony Frewin, storico assistente del regista, ritrova le trascrizioni delle interviste - le «pizze» di pellicola 35 mm invece si sono perse - e decide di pubblicarle (Stanley Kubrick, Interviste extraterrestri, Isbn Edizioni).Ventuno colloqui, centinaia di domande, una straordinaria documentazione su quello che la scienza dell’epoca - metà anni Sessanta, in pieno decennio Apollo - pensa sugli alieni, sugli effetti che un eventuale «contatto» potrebbe avere sull’umanità, sull’intelligenza artificiale. A parlare sono, tra gli altri, Isaac Asimov (che profetizza una sorta di essere pluri-umano, un’unione di cervelli che lavorano in parallelo), il capo del programma SETI, Frank D. Drake (sostenitore della panspermia, la teoria secondo la quale la vita è arrivata sulla terra dallo spazio sotto forma di spore), Marvin Minsky e Gerald Feinberg (sicuri che presto ci sarebbero stati computer intelligenti come gli uomini)... Tutti, chi più chi meno, convinti che l’uomo non sia solo nell’universo, tutti ottimisti riguardo all’anno reso famoso da Kubrick (molti prevedono per l’inizio del nuovo millennio gigantesche basi spaziali, viaggi su Marte, robot superintelligenti...). Come sappiamo, nulla di ciò che quegli scienziati previdero, e che Kubrick splendidamente sognò, si è avverato: il viaggio (l’odissea verso il monolite nero è ancora lungo. Rimangono le domande (molte) e le risposte (poche) accumulate da un regista visionario e inquieto, un uomo dalla mente onnivora (leggeva di tutto, dalla Recherche a Scientific American) e che una sera di maggio del ’64, insieme alla moglie Christiane e ad Arthur C. Clarke vide, dalla terrazza del suo appartamento sull’84esima strada a New York, uno strano «oggetto luminoso». Naturalmente non identificato."

Notevole,invero. Complimenti all'autore. Rimanendo più o meno in tema, ho scovato questo sito, che è la versione "Light" de "Il Giornale dei Misteri", che potete trovare in edicola e in libreria. Ci sono diverse cosucce interessanti e vale la pena farci un salto.

Ed ora...saltiamo come di consueto di palo in frasca. Questa mattina, al TG5, c'e' stato l'ennesimo, pressochè inutile, servizio sul "Bullismo" nelle scuole. Premesso che ormai si racconta sempre la stessa roba, è stato interessante vedere che, per tutta la durata del servizio, si sono viste scene prese direttamente da GTA, da Postal e,ovviamente, Bully , titolo della RockStar Games dove un novellino deve farsi largo nell'ambiente scolastico con espedienti poco ortodossi. Un modo come un altro per criminalizzare il nostro passatempo preferito,ma tant'e'...quando si è a corto di argomenti, puntare il dito contro i videogiochi è un modo perfetto per avere un bersaglio inerme. Che tristezza...

Per sfatare i dubbi di MisRomy prima, e di tutti quelli che amano Sacred poi, vi invito, ancora una volta, a fare click qui, dove trovere una vera e propria miniera di informazioni sul gioco della FX Interactive, il quale è, con ogni probabilità, il miglior RPG mai apparso su computer. Fra manuali,spiegazioni,patch,trucchi ed Easter Eggs, c'e' ne è davvero per tutti i gusti.

Rimanendo in tema, immagino che ormai tutti conosciate la pubblicità della Vigorsol, con lo "Scoiattolo Scureggione", che spegne un incendio biblico grazie ad una supermegapuzza ghiacciata. Come è quasi d'obbligo, il simpatico animaletto è diventato protagonista di un videogame in flash, che trovate qui. A me, non resta altro che augurarvi buon divertimento,anche perchè il mio tempo, come sempre, è bello che finito.

Auguro una splendida giornata a tutti voi.

Ale

ps:la bellezza di oggi è di Mischa Barton.

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