11/14/2008

Specchio,Specchio.

E’ già un po’ che fisso il soffitto.
Anche questa mattina, lo so,dovrò fare i conti con la Paura. Mi balocco un po’,osservando le astronavi appese al soffitto,che ruotano leggermente in comunione con la rotazione della Terra.
Il sole è appena sorto : ho potuto vedere i suoi benevoli raggi filtrare attraverso le tende, quasi a volermi infondere un coraggio che dubito di possedere.
So già che quando metterò un piede fuori dal letto, il freddo intenso che permea l’aria mattutina, sarà meno di una puntura di zanzara, rispetto all’Orrore che mi attende.
Quella cosa…quel mostro,quel fantasma, o di qualunque altro abominio si tratti, è li, che mi aspetta al varco, pronto a cibarsi della mia paura,della mia insicurezza, del mio terrore.

Allungo inconsciamente una mano verso i capelli della mia compagna; i riflessi ramati dei suoi capelli si sposano dolcemente con la luce che filtra dalle finestre.
“Tu lo sai?”, le chiedo mentalmente, mentre le sfioro una ciocca ribelle. Il suo è il sonno dei giusti, dei bambini e dei cani : il sonno di chi non ha nulla da temere.
Per un momento, provo una profonda invidia : forse lei non ha mai visto quell’essere, quella cosa deforme che appare nei miei sogni, in quel limbo di incoscienza subito prima dello svegliarsi…quasi un monito, un memento imperituro di quello che accadrà.

Quasi a volermi ricordare che ormai è il momento, punto lo sguardo verso la sveglia : pochi minuti, ed il trillo infernale che precede lo scontro echeggerà nella stanza prima e nella casa poi; decido di risparmiare – a tutti e tre, quel suono e con un gesto secco la disattivo. Subito dopo, i miei occhi volano alla culla : chissà se la mia bambina è immune al panico che sembra sgorgare da ogni poro della mia pelle? Mia piccola cerbiatta, se solo sapessi…

Va bene. Espiro a fondo e con un gesto furtivo ma deciso, mi ritrovo seduto sul letto; giro la testa e scopro con piacere che lei dorme ancora. Vorrei chiederle aiuto,ma non posso,non voglio : no, la sfida è mia e,anche questa mattina, io ed io soltanto, affronterò il demone che vive oltre quella porta. Un buffo pensiero, mi attraversa la mente, quando del tutto incongruamente poso lo sguardo sul modellino di un Alien : “Preferirei mille volte affrontare cento di voi!”.
Sento le labbra incresparsi in un sorriso sardonico…basta rimuginare, è ora. Pochi passi, ed eccomi finalmente nel bagno, ancora immerso in quell’oscurità perforata solo dal lieve lucore di un sole svogliato e sorto da poco.

Premo l’interruttore della luce ed il click che sento punge le mie orecchie, infastidendomi. Sento persino l’iride stringersi, affogata dalla luce della lampadina. Abbasso la testa, e con passo pesante mi appropinquo al lavello. Ne afferro i bordi con tale forza, che le nocche sbiancano sotto la pressione. Un respiro. Un altro. Mia moglie. Mia figlia.
Un respiro.
Alzo la testa.
Lo vedo.
E’orrendo.
Mia moglie.
Mia figlia.
Non vincerai.
Non stavolta.
Mai più.
Scavo dentro di me. Oltre le tenebre di quella paura ancestrale, c’e’ un fuoco violento e selvaggio, pieno di passione, di coraggio, di desiderio : il fuoco del vincitore.

E le parole escono dalla mia bocca, e a stento riconosco la mia stessa voce.
“Alessà…certo che la mattina sei popo na chiavica...!E che cazzo!”
Lo specchio mi restituisce la mia immagine.
Apro finalmente il rubinetto dell’acqua purificatrice, che monda dalle incrostazioni del Sonno.

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