Arriva sempre il momento,
carico di turbamento,
in cui lo specchio ci rivela,
che si è spenta la candela,
immagine sbiadita,
storia finita,
rabbia tradita,
nel dualismo che soccorre
un cuore che rincorre,
sogno velato, di giovinezza
sogno spezzato, di amara tristezza.
Piena la mente, di pensieri d'amore,
amaro risveglio,con il suo rancore,
per la Promessa infranta dei due innamorati,
divisi dal Fato,dall'Odio, da echi spirati.
Ognuno percorre il proprio sentiero,
perduto per sempre,l'antico maniero,
lontano dagli occhi,lontano dal cuore,
la mano che cerca un nuovo calore.
Nel giardino fatato,
v'e' un ramo malato,
reciso col sangue di un amore senza scampo,
ma è festa a corte!di gioia è tempo!
Ora viaggia ramingo il Cavaliere,
pesante il fardello di fiele,
mentre ode dalle finestre del palazzo,
la sua amata dama,il cui cuore pazzo,
ha già allontanato
il suo triste amato.
In sella alla sua cavalcatura,
nera come Notte, fiera l'andatura,
Jadzia,
amica mia,
porta lontano un cuore ammalato,
da troppe menzogne,avvelenato.
Quante prove può sopportare,
un Amore che non si può rivelare,
un braccio teso in un ultimo gesto,
della speranza,è pieno il cesto,
ma l'Amore e la Speranza,
vogliono anche Costanza,
Fedele lealtà,
senza vanità.
Brucia il villaggio dai mille colori,
recisi tutti i suoi fiori,
ma Jadzia cavalca fra i mille incendi,
verso regni di più Amore,degni.
Il cavaliere volta la testa:
"Adesso,cosa mi resta?"
Il ricordo di un amore celebrato,
mai consumato,
si perde nell'eco di una tempesta lontana,
mentre il tramonto grida il suo peana.
Dono ultimo alla sua amata,
dal cuore una poesia richiamata,
Agli Dei una preghiera,
violenta e sincera:
"Fate che non metta mai il piede in fallo,
Lei che ha il cuore di Corallo,
prendete la mia Vita fra mille atrocità,
ma in cambio voglio, la sua felicità".
Nel perdersi lontano di queste parole,
Jadzia cavalca,al ritmo del mio cuore.
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