Un cavalier cortese, errando di loco in loco,
camminando a suo modo,
prosegue il suo viaggio, sulle Idi di Maggio.
Impaludato nei suoi pensieri, l'amor che domina le menti di ieri,
fugace il tocco, breve l'incontro,
l'amor perduto,l'amor corrotto.
Scruta attento il gran costrutto,
mai dalla pugna è uscito distrutto; il cuore giovane della mente attenta,
insinuar si pone, nella mano aperta.
Una cascata di miele, sovrasta il cuore e le sue infinite pieghe,
un fiore mai colto, oh, innamorato, davvero è lui così stolto?
La tempesta mai finita, memoria di un tempo, ormai sbiadita,
nell'incontro si rinnova,abbagliante,come una Supernova.
La cerbiatta, nelle spire intrappolata, di una gabbia dorata
attentamente preparata,
dai suoi cacciatori, che pur l'han tanto amata.
Ed il Cavaliere, nel bosco secolare,
s'avvide in tempo della preda senza scampo.
Affronta indomito le avversità, per quel fine ultimo, agognata libertà
di un giorno che verrà, vanità di vanità.
La cerbiatta è libera,corre lontano nel viale alberato
ed il Cavaliere sorride:è lui ad esser stato liberato.
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